László Krasznahorkai*: E Seiobo discese sulla Terra

Il cacciatore del fiume Kamo
T
tutto si muove intorno a te come se solo per una volta il messaggio di Eraclito fosse giunto fin lì, superando tutti gli ostacoli incontrati lungo il cammino, trasportato da una corrente profonda da una distanza incommensurabile, perché l'acqua si muove, scorre, va e viene, il vento si agita nella sua seta, le montagne ondeggiano nella canicola, e anche il calore del paesaggio trema e vibra, proprio come le piccole isole coperte di erba alta e sparse lungo il letto del fiume, e ciascuna delle piccole onde che inciampano mentre si precipitano sulla bassa diga, e lo stesso con ciascuna delle particelle sfuggenti e fugaci di queste onde che passano come un'esalazione, e ogni raggio di luce che si accende nel mantello degli elementi transitori, così come le gocce luminose, impossibili da afferrare a parole, scintillanti e sparse che appaiono in superficie e si disintegrano all'istante, le nuvole vorticose, il cielo azzurro nervoso e tremolante sopra, il sole, la cui presenza radiosa e accecante, concentrata in una forza immensa e indescrivibile, si estende splendente con frenesia a tutta la creazione del momento, i pesci e rane e insetti e piccoli rettili nel fiume e le automobili che avanzano inesorabili sull'asfalto fumante delle strade disposte parallelamente alle rive, gli autobus che potrebbero essere quelli della linea 3 a nord, o quelli della linea 32 o quelli della 38, poi le biciclette veloci che si muovono sotto gli ampi argini, gli uomini e le donne che camminano lungo la riva del fiume su sentieri aperti o appena accennati nella polvere, e anche i blocchi di pietra posti artificialmente e asimmetricamente sotto la massa d'acqua che scorre per rallentarla, tutto questo appare o sperimenta che qualcosa gli sta accadendo, che trascorre e avanza e cammina e affonda e sale e scompare e riappare e corre e scorre e scivola via da qualche parte, ma lui no, lui non si muove affatto, l' ooshirosagi, uccello nevoso ed enorme, cacciatore che non nasconde nemmeno la sua vulnerabilità, che potrebbe essere attaccato a piacimento da chiunque, si sporge in avanti, tende e allunga il collo, che aveva piegato a forma di S, e allunga anche la testa in la stessa linea mentre preme le ali contro il corpo, appoggia le sue gambe sottili su punti specifici sott'acqua, fissa lo sguardo sulla superficie della corrente fugace, sulla superficie, sì, nello stesso momento in cui, mentre la luce si rifrange, vede con assoluta chiarezza tutto ciò che sta accadendo laggiù, non importa quanto velocemente arrivi, si rende conto che qualcosa sta arrivando, che qualcosa finirà lì, che un pesce, una rana, un insetto o un piccolo rettile sta arrivando con l'acqua che a volte rallenta un po' e poi schiuma, e allora si scaglierà sulla sua preda con un movimento rapido e preciso del suo becco e la solleverà, non vedrai esattamente cosa, perché tutto accadrà con la velocità della luce, in modo tale che non sarai in grado di vedere, anche se saprai, che è un pesce, un finto, un ayu, un a, di un kamotsuka, un mugitsuku, un unagi o qualche altro pesce, ecco perché si è fermato lì quasi nel bel mezzo delle acque basse del fiume Kamo e questo è perché rimane lì in un tempo il cui passaggio non si può misurare ma che esiste senza il minimo dubbio, in un tempo che non va né avanti né indietro, ma è una specie di vortice che non avanza da nessuna parte, gettato lì come una rete complicatissima, e l'immobilità del cacciatore deve nascere e mantenersi contro una forza così enorme che potrebbe essere afferrata solo nella sua simultaneità, ma è proprio questo, l'afferrare tutto simultaneamente, che è impossibile, così che rimane ineffabile, non è catturato da parole pensate singolarmente per descriverlo né da tutte le parole insieme, e tuttavia deve appoggiarsi a un solo istante alla volta e impedire così ogni movimento e rimanere solo, da solo, in mezzo alla follia degli eventi, in mezzo a un mondo rumoroso e agitato, in quell'istante disteso come una rete che poi lo chiude e lo racchiude, vale a dire, deve fermare il suo corpo candido nel centro stesso del movimento frenetico e opporre la sua immobilità alla forza gigantesca che si scaglia su di lui da ogni parte lati, anche se molto più tardi accadrà, molto più tardi accadrà che lui parteciperà ancora una volta alla follia totale del movimento frenetico e allora anche lui si muoverà, come tutto il resto, colpendo con la velocità del fulmine, ma per il momento è solo nell'istante che si chiude intorno a lui, è all'inizio della caccia.
Proviene da un mondo in cui regna la fame eterna, e quindi il fatto che cacci significa che partecipa alla caccia generalizzata e senza fine, poiché ogni essere vivente intorno a lui insegue la sua preda prescritta come l'oggetto di una caccia senza fine, la insegue e le si avventa addosso, si avvicina e la afferra, la afferra per il collo, le spezza la spina dorsale o le spezza il dorso in due, la sfiora, la assorbe, la ingoia, la trafigge per succhiarla, la rosicchia, la morde, la divora intera, e così via. Egli è quindi nella caccia insondabile, è obbligato allo scopo della caccia, perché è l'unico modo per procurarsi cibo in questa fame eterna e quindi in questa caccia universale e obbligatoria che si estende a tutto e tuttavia, nel suo caso esclusivo e individuale, ha un certo significato più ricco quando va e prende il suo posto, cioè quando mette i piedi nell'acqua e si prepara, per così dire, un significato più ricco persino della caccia stessa. suggerisce la parola, così che possiamo ben citare la famosa terzina di Al-Zahad ibn Shabih: "Un uccello vola verso casa nel cielo. / Sembra stanco. Ha avuto una giornata dura. / Viene da una caccia: lo stavano cacciando", e aggiungere una sfumatura più complessa e variarla nel senso che, pur avendo un oggetto immediato, non ne aveva uno più distante, nel senso che esiste in uno spazio in cui qualsiasi obiettivo più distante e causa più lontana sono impossibili e, d'altra parte, il tessuto di obiettivi e cause immediate, in cui un tempo è sorto e in cui in seguito dovrà scomparire, è tanto più denso.
Il suo unico nemico naturale, tuttavia, l'uomo, un essere bandito sotto l'incantesimo quotidiano del Male e della Pigrizia, non gli presta attenzione lì sulla riva del fiume mentre cammina, corre o va in bicicletta da o per casa sua lungo i sentieri disegnati su entrambe le rive del letto del fiume, o mentre siede su una panchina e approfitta della pausa di mezzogiorno per mangiare il suo triangolo di riso chiamato nigiri, avvolto in alghe e comprato al 7-Eleven più vicino, non ora, non oggi, forse gli presterà attenzione domani o dopodomani, quando ci sarà una ragione per farlo, ma se ci fossero persone che lo guardano, non gli presterebbe molta attenzione, si è già abituato alla sua presenza lì sulla riva del fiume, proprio come le persone si sono abituate a quel grosso uccello appollaiato in mezzo all'acqua bassa, ma oggi non è così che succede, nessuno nota l'altro, sebbene qualcuno potrebbe testimoniare che è lì, in quella corrente che per gran parte del suo corso non arriva sopra le ginocchia, cioè un fiume di bassa profondità punteggiato da isole d'erba e in effetti piuttosto singolare se non il più strano del globo, proprio in mezzo al fiume Kamo e lui rimane completamente immobile, il corpo proteso in avanti, in attesa del bottino del giorno, per minuti e minuti che sembrano incredibilmente lunghi e presto diventano 10 e poi 30, perché in quell'attesa e attenzione e immobilità il tempo si trascina incredibilmente, e lui continua a non muoversi, rimane esattamente lo stesso, nella stessa posizione, non si muove una piuma, eccolo lì, chino in avanti, il becco ad angolo acuto rispetto alla superficie dell'acqua che scorre, nessuno lo guarda, nessuno lo vede, e se non oggi allora non lo sarà mai per tutta l'eternità, l'ineffabile bellezza della sua postura rimane nascosta, lo straordinario fascino della sua regale immobilità rimane impercettibile, così che il fatto che lì, in mezzo al fiume Kamo, in quell'immobilità, in quella tensione nevosa, sia nascosto e impercettibile prima di apparire, prima che ci siano testimoni della scoperta che è lui che dà senso a tutto ciò che lo circonda, che dà senso al mondo che gira e gira con un movimento vertiginoso, fino alle aride giornate canute, alle vibrazioni, alla mescolanza di voci, odori e immagini, perché lui è un caso eccezionale in quel paesaggio, ne è l'artista inconfutabile, l'artista che, con l'estetica senza pari della perfetta immobilità, si eleva come culmine artistico della fissità immobile al di sopra di tutto ciò a cui altrimenti dà senso, si eleva, si eleva dalla folle parata del suo ambiente e introduce qualcosa come un'assenza di oggettività – il fatto di essere, inoltre, bello – al di sopra del significato concreto che permea tutto, al di sopra persino del significato concreto della sua stessa attività attuale, per cosa è bello se non per essere un semplice uccello bianco che rimane in attesa nella corrente del fiume Kamo a Kyoto, in attesa che qualcosa emerga finalmente da sotto la superficie dell'acqua, qualcosa che poi arpionerà senza pietà con il suo becco preciso e la sua necessaria volontà.
La scrittura musicale di László
Lo scorso dicembre, il neo-premio Nobel per la letteratura ha dichiarato a La Jornada: "Per me fare musica significa la stessa cosa che scrivere". Ha aggiunto: "Improvviso fin dall'inizio con strumenti diversi e, se si considerano i due lati delle origini del mio stile, si capisce la storia che si cela dietro questo modo di scrivere".
Con il permesso della casa editrice Acantilado, pubblichiamo questo estratto dal suo romanzo E Seiobo discese sulla Terra, in cui è evidente la musica che László Krasznahorkai compone con le parole.
È giusto sottolineare lo straordinario lavoro del traduttore Adan Kovacsis, nato in Cile ma di origine ungherese, formatosi a Vienna e residente a Francoforte, che sostiene il ritmo sonoro del capolavoro di Krasznahorkai. Nota a margine: László era inizialmente conosciuto in inglese. Il suo traduttore, il poeta George Szirtes, descrive la sua prosa come "una lava lenta e fluente".
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