Soltanto parole. Pistoletto e l’autocancellazione dell’Arte in nome di Dio

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la critica
Quando si nomina l’arte, e in più con la maiuscola, bisogna vedere che cosa si intende. Se una frase volatile o un prodotto visibile e guardabile, ascoltabile, leggibile, recitabile
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Come si sa o si dovrebbe sapere, il peggior nemico dell’arte, di tutte le arti, è la retorica. E’ la vuotaggine solenne e altisonante che ripete a voce spiegata verità banalizzate e perciò verbalisticamente tradite nell’atto di proclamarle. E’ precisamente quanto accade in un articolo di Michelangelo Pistoletto, artista di un’arte (secondo le sue stesse parole) che coincide con tutto ciò che esiste e per il bene dell’universale umanità. Arte che dunque, per coincidere con tutto, somiglia nichilisticamente al nulla artistico. Qui Pistoletto, invece che un artista, è un retore di quelli che avendo premesso di essersi liberati del proprio piccolo, egoistico “io”, ce lo restituiscono in misura gigantesca, o meglio illimitata: un “io” così aperto al Tutto da accogliere l’intero non-io, cioè l’universo. La lettura dell’articolo firmato Michelangelo Pistoletto (che dunque è un individuo e non tutti noi) uscito sul Sole 24 Ore del 2 novembre scorso con il titolo “L’arte è soglia per il dialogo” mi ha sorpreso per la sua singolarissima insensatezza universalistica.
Il titolo redazionale è troppo ma prudentemente sobrio (un invito al dialogo?) per un testo che si presenta ebbro di grandiosità intenzionali con cui si pianifica una radicale rifondazione e unificazione di tutte le culture umane: arti, religioni, scienze, economia e finanza. Ma vengo ora, appena per un momento, a qualcosa che mi è più familiare: la letteratura. Questo anche perché a illustrare l’articolo compare la foto di un’opera (sic!) di Pistoletto pittore e scultore, o più precisamente e confusamente “operatore artistico” (una categoria che prevede e ammette qualunque truffa). La foto ci mostra infatti una superficie di materia indecifrabile su cui si legge in corsivo: “C’è dio? / Sì, ci sono!”. Ora va detto che se Dio c’è, questa non è un’opera d’arte, perché se così fosse io e chiunque altro saremmo artisti: pittori o scultori, scrittori e poeti, nonché teologi e filosofi. Quell’opera fotografata non si sa da quale arte sia stata prodotta, né come vada giudicata e quale sia il suo valore e prezzo, sia morale che economico. Se quelle parole di Pistoletto sono arte pittorica o scultorea, allora anche io sono un pittore e scultore, dato che di frasi niente male ne ho prodotte (scritte? dipinte? modellate?) nel corso degli anni.
Anzi, provo a improvvisare su due piedi un’opera d’arte che è anche un’opera critica, e suona così: “E’ un’opera d’arte quella di Pistoletto? No, è una bugia”. Su questo lo stesso Pistoletto dovrebbe essere d’accordo, perché la sua è (come deve e vuole essere) arte aperta al dialogo e alla contraddizione. Arte onnipresente e onnicomprensiva dell’intero mondo, comprese le grandi religioni: induismo, ebraismo, buddhismo, cristianesimo, islam. Ma devo lasciare, anche se brevemente, la parola a Pistoletto, artista, non artista e scrittore di frasette: “Quando, molti anni fa, decisi di mettere la mia arte al servizio di una trasformazione sociale e spirituale – trasformazione non solo estetica ma etica e politica a seguito dei primi Quadri specchianti, perché opera inclusiva dell’intero esistente – feci mio un principio semplice e radicale: l’arte non più come ornamento, svago o valore economico ma incontro, procreativo, intellettivo e pratico esteso all’insieme della società. A questa prospettiva non più lineare ma circolare ho dedicato lo spazio e il tempo di un luogo: la Città dell'arte a Biella, un laboratorio dedicato alla pace preventiva fino alla Tavola Interreligiosa e alla nascita dello Stato dell’Arte”. Quando si nomina l’arte, e in più con la maiuscola, bisogna vedere che cosa diavolo si intende, se una frase volatile o un prodotto visibile e guardabile, ascoltabile, leggibile, recitabile… Ormai siamo al di là (è una pretesa) e al di qua dell’arte (è un’incapacità).
In nome dell’arte, però, benché assente, si fanno discorsi e dichiarazioni sacrosante e vacue. Dice Pistoletto: si sta progettando “non solo un evento, ma un movimento: un network in cui la pace preventiva diventa pratica planetaria, che risponde al più importante comandamento: ‘rispetta e non uccidere l’essere umano’”. Qualche dettaglio in più, per favore. Prima di arrivare a tanto, c’è parecchio da fare, se si vuole essere pratici. E un’arte che da “povera” è diventata inesistente per il bene dell’umanità, che cosa può dare? Parole e parole che non sono certo letteratura, senza essere nient’altro che intenzioni buone a pubblicizzare male una mostra.
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