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Mozart al Grande fratello, con la perfida genialità di Robert Carsen

Mozart al Grande fratello, con la perfida genialità di Robert Carsen

FOTO Ansa

alla scala

"Così fan tutte" del regista d'opera canadese chiude la Stagione 2024/2025 del Teatro alla Scala. L’ambiguità sentimentale di Mozart si riflette in quella della tivù: nulla è più falso del presunto vero delle immagini, e viceversa

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Robert Carsen è il maggior regista d’opera del mondo, e di rado sbaglia. Il meglio del suo meglio, però, lo dà quando può sparare sulla nostra sciamannata contemporaneità. Colloca quindi il nuovo "Così fan tutte" della Scala in un reality show, un incrocio fra il Grande fratello, Temptation Island o qualche altro programma “da serve” (cit. mia madre novantenne), che del resto hanno sempre camuffato da esperimento sociale la loro pornografia sentimentale. Ma un test di (in)fedeltà è appunto quello che don Alfonso propone ai due uffizialetti ancora ingenuamente convinti che ognor costanti siano le loro amanti. Da una parte, il cinico meccanicismo da “homme machine” di Da Ponte & Mozart; dall’altra, la volgarità di chi mette le mutande sulla piazza catodica: l’incrocio produce uno spettacolo divertentissimo e profondo insieme. E dunque le due coppie scoppiande sono concorrenti del trashissimo reality “La scuola degli amanti”, co-condotto da don Alfonso e Despina fra feste in piscina di bonazze/i seminudi, partenze per la bella vita militar a bordo della portaerei Cavour riprodotta dall’AI con Tricolore svolazzante, Fiordiligi che canta (male) “Per pietà, ben mio, perdona” nel confessionale del GF e Despina mascherata da medico che dispensa ricette in diretta zoom.

Il bello è che se la cornice è questa, il quadro è tradizionalissimo, con tutte le simmetrie degli abituali Così e le gag consolidate, come la calamita, pardon, pietra mesmerica, che rianima Guglielmo e Ferrando avvelenati, però con il cloro della piscina e non con l’arsenico (ahi, ahi, povero Mozart!). La commozione arriva infallibile a “Soave sia il vento” davanti alla superficie scintillante di un mare immenso. Ma la perfidissima genialità di Robertino nostro adorato sta nel fatto che l’ambiguità sentimentale di Mozart si riflette in quella della tivù: nulla è più falso del presunto vero delle immagini, e viceversa. Così Carsen ci spiega perché Mozart è eterno, quindi contemporaneo: miglior risposta alle scomposte sciocchezze di chi blatera di opere “troppo lunghe” da tagliare per far avvicinare loro i giovani non si poteva dare.

Infatti perfino il pubblico della Scala ha acclamato, e i giovani (che c’erano, sarà già passaparola) di più. Peccato che, musicalmente, questo Così sia così così. Alexander Soddy dirige bene, controllato ma pimpante, con stacchi di tempo e sonorità ragionevoli per il debolissimo cast che ha (non aiutato, va pur detto, da una scenografia “aperta” che si mangia le voci). Meglio il secondo atto del primo, quando si sono inaspettatamente ascoltati alcuni scollamenti fra buca e palcoscenico. La compagnia è quelle tipicamente sbagliate dell’ancien régime scaligero, un insieme di ex grandi cantanti ormai afoni, promesse che grandi non diventeranno mai e mediocrità generale. Una Norma decente è difficile da trovare; una Despina che si senta, garantisco, no. La migliore è la coppia Dorabella-Guglielmo, cioè Nina van Essen e Luca Micheletti. Il 24-25 della Scala finisce qui: a parte qualche spettacolo, che stagione di costernante, disperata modestia.

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