Panini, 100 anni di figurine: l’introvabile Pizzaballa, i nuovi mercati e il mito di Giuseppe che costruì un impero

Modena, 8 novembre 2025 – Narra la leggenda che un giorno Enzo Ferrari diede un buon consiglio a un suo operaio: “Hai la testa fra le nuvole, forse dovresti cercare di realizzarli altrove, i tuoi sogni”. Vero o falso che sia l’episodio, è certo che in gioventù Giuseppe Panini, l’operaio in questione, era un dipendente del Drake dell’automobile. E fu molto bello, decenni più tardi, assistere all’affettuosa rimpatriata tra due celebrità italiane e modenesi, nel tempo diventate icone nobili del Novecento.

Eh, si. Ferrari è un nome conosciuto in ogni angolo del pianeta, perché le sue macchine rappresentano attraverso la velocità e l’eleganza una istanza collettiva di progresso. Ma Panini, perbacco!, è un termine finito addirittura nel dizionario della lingua francese. Là dove “paninì”, con accento finale, significa “figurina”.
Le figurine! Non sapremo mai se Giuseppe Panini, Peppino per chi gli ha voluto bene, nato il 9 novembre 1925, un secolo fa, non sapremo mai, dicevo, se avesse immaginato un tale successo. Lui, nato povero in una famiglia zeppa di fratelli e sorelle, in tutto erano otto rampolli. Lui, presto orfano di padre, assillato sin da giovane da problemi di salute. Lui, innamorato della fisarmonica e dell’enigmistica. Lui, genialmente in fuga dalla ossessione della miseria, ma con una forza d’animo spettacolare.
Peppino iniziò col ritagliare foto di attrici e cantanti dalle riviste invenduteQuando mamma Olga, vedova ardimentosa cui prossimamente la Rai dedicherà una fiction che qui si spera non deludente, quando mamma Olga, dicevo, aprì una edicola in centro a Modena, in piena guerra civile, fu Peppino ad allargare i confini della intuizione. Si mise a ritagliare foto di attrici e cantanti dalle riviste invendute e faceva lo stesso con i francobolli stranieri staccati da lettere e cartoline dei connazionali che sudavano il pane all’estero: tutto finiva in piccole buste, le “bustine”, destinate ad incuriosire chi andava a comprare il Carlino o la Gazzetta dello Sport.
Da lì, da quel gradimento popolare sul territorio, spuntò la Grande Bellezza. Non le figurine in sé: quelle esistevano già, nell’Italia fascista venivano regalate con i cioccolatini o i prodotti per la casa. Cosa mancava? Il raccoglitore, l’album! L’uovo di Colombo: offrire a bambine e bambini di un Bel Paese avviato verso un timido benessere il piacere della collezione, la ricerca del “pezzo” mancante, fosse Pizzaballa il portiere o Nils Liedholm in copertina.
Il primo album dei CalciatoriIl primo album dei Calciatori è datato 1961. Lì cambia la Storia e Peppino, coadiuvato da fratelli splendidi come Benito, Umberto e il geniale Franco, lo comprende al volo. I Panini mettono su un’azienda in via Emilio Po a Modena e si trasformano in una istituzione nazionale con la leggerezza di chi sta seriamente contribuendo a cambiare in meglio costumi e abitudini dei compatrioti. Verranno poi altre imprese: in primis l’espansione dall’America all’Egitto alla Jugoslavia di Tito. E memorabile resta l’album dedicato agli eroi del Risorgimento, con le figurine di Garibaldi e Cavour da scambiare tra monelli manco fossero Mazzola e Rivera. Giovanni Spadolini volle congratularsi con Peppino, per aver reso popolare la Storia. Mi disse una volta Giuseppe: “Io ero e rimango una persona umile, dunque spero sempre che una figurina sia per un bambino uno stimolo, un invito ad approfondire, a studiare, a migliorarsi”.
Giuseppe Panini e i suoi fratelli avvertivano una esigenza socialeInsomma, sì: c’è stato un tempo in cui gli imprenditori non guardavano solo al profitto, che è pure indispensabile, ma avvertivano una esigenza sociale. Giuseppe Panini e i suoi fratelli ci credevano, ci hanno sempre creduto: nel dovere di restituire qualcosa al territorio cui appartenevano, di cui erano espressione.
Panini significa pallavoloNon per caso Panini, oltre a finire nel dizionario francese, significa pallavolo: è stato Giuseppe con la famiglia a rendere grande il volley in una Italia pervicacemente calciofila. La sua squadra, allenata da Julio Velasco, ha riscritto la leggenda dello sport azzurro.
La commemorazione lunedì 17 novembrePer il centenario della nascita, Wainer Vaccari, star dell’arte moderna, ha realizzato un busto in bronzo di Peppino, collocato all’ingresso del Palazzo dello Sport di Modena. E lunedì 17, proprio al Palasport, insieme a Luca Cordero di Montezemolo, Walter Veltroni, Julio Velasco e Gianfranco Zola ricorderemo un secolo di Giuseppe Panini. Un grande italiano, cui Enzo Ferrari diede proprio il consiglio giusto.
İl Resto Del Carlino




