Rubrica Sesso con Esther | Quando il piano terra parla da solo

Ci sono verità scomode in quelle cose che nessuno osa confessare dopo cena: il piano terra, quando entra in azione, prende vita propria e inizia a parlare. Non stiamo parlando di poesie o di dolci parole, ma di quei rumori inaspettati che compaiono proprio in mezzo al letto, come se qualcuno avesse aperto un'orchestra senza direttore.
Alcuni li chiamano "gemiti involontari", altri li nascondono con colpi di tosse, e altri ancora, sfacciatamente, li chiamano "la musica dell'amore". La realtà è che la camera inferiore ha un repertorio di suoni variegato: dal timido mormorio che sembra chiedere permesso al fragoroso ruggito che minaccia di rivelare tutto. E per quanto romantica sia la scena, quando l'anatomia si esprime, nessun sipario o lenzuolo può metterla a tacere.

Ciò che alcuni chiamano rumore, altri lo vivono come una musica intima che spezza la serietà del momento. Foto: iStock
La storia diventa ancora più divertente quando i protagonisti, invece di spaventarsi, ridono davvero. Perché, diciamocelo, chi può mantenere un'espressione solenne quando il reparto inferiore suona come un corno francese a tutto volume? Quella risata condivisa, che inizia in sordina e finisce in una fragorosa risata di pancia, è uno dei lubrificanti più efficaci del desiderio. È allora chiaro che non si tratta solo di solennità e acrobazie, è anche una commedia degli equivoci.
L'ironia è che la scienza lo spiega freddamente: l'aria intrappolata in certi movimenti, le vibrazioni muscolari, la tensione rilasciata. Una descrizione che potrebbe suonare familiare a un convegno medico, ma che in pratica si traduce in suoni che non trovano posto nei manuali. E sebbene il desiderio sia serio, il piano terra non ha alcuna vocazione a rimanere in silenzio.

La vera sinfonia del desiderio non si misura in decibel o perfezione tecnica. Foto: iStock
La cosa importante è che questi cori involontari ci ricordano che il sesso non è fatto per essere perfetto, ma per essere vissuto. Il letto non è una scenografia d'opera con spartiti precisi; è più una prova aperta in cui ognuno è stonato a modo suo. E in quello stonato emerge la complicità: la certezza che il piacere non dipende dall'acustica, ma dalla capacità degli attori di apprezzare l'improvvisazione. Quindi, quando la zona genitale parla da sola, è meglio ascoltare con umorismo, non con vergogna. Perché, dopotutto, quei suoni testimoniano che c'erano movimento, passione e desiderio. E se qualcuno chiede, si può sempre rispondere sarcasticamente: "Non era rumore, era musica da camera da letto contemporanea".
Vale anche la pena menzionarlo: questi rumori hanno un effetto inaspettato sulla memoria. Non è raro che quel particolare suono venga ricordato settimane dopo e provochi una risata nel bel mezzo di una riunione di lavoro. L'eco proveniente dal piano di sotto finisce per essere un ammiccamento segreto, un codice privato che non ha bisogno di traduzione.
E c'è di più: alcune persone trovano questi suoni uno stimolo aggiuntivo, come se il loro corpo si stesse auto-applaudendo per il suo lavoro. Ciò che per alcuni è una distrazione, per altri è carburante. Il desiderio, dopotutto, non è sempre guidato dall'estetica, ma dall'intensità.
In definitiva, la vera sinfonia di tutto questo non si misura in decibel, ma nelle risate condivise, nell'intimità che si rafforza quando la serietà si arrende. Questo, anche se alcuni vorrebbero metterlo a tacere, è il miglior applauso che le parti coinvolte possano ricevere dopo la loro esibizione principale: sapere che, tra sussulti, risate e cori inaspettati, il piano terra ha parlato e tutti hanno compreso il messaggio. A dopo.
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