Il prezzo della difesa per i giovani portoghesi

In un clima di enorme imprevedibilità, caratterizzato da bombardamenti incessanti, operazioni militari di dubbia legittimità e narrazioni ambigue che, in nome della sicurezza, giustificano la difesa di popoli intrappolati in conflitti perpetui, ci stiamo avvicinando a un nuovo Vertice NATO. Un momento che potrebbe segnare una svolta nel futuro dell'Alleanza.
Il focus principale del Vertice dell'Aja sarà la discussione sul rafforzamento degli investimenti e della capacità di difesa degli Stati, con particolare attenzione all'espansione delle loro capacità militari. Siamo arrivati a questo punto quasi inevitabilmente, dopo che l'elezione di Donald Trump ha profondamente trasformato il contesto geopolitico internazionale, portandoci a mettere in discussione, più che mai, la solidità di una relazione transatlantica che dura da oltre 75 anni. La posizione erratica dell'attuale Presidente degli Stati Uniti d'America di fronte all'invasione dell'Ucraina ha chiaramente messo a nudo le debolezze collettive dell'Europa, lasciando nell'aria un inquietante senso di impotenza e incapacità di affermarsi anche solo come legittimo partecipante al tavolo dei negoziati, per non parlare di come agente di una soluzione che salvaguardi i diritti e la sovranità del popolo ucraino e, per estensione, degli stessi europei.
Nel tentativo di rispondere a questa incapacità, è ora sul tavolo un aumento della spesa per la difesa al 5% del PIL da parte dei paesi europei. Senza entrare nei dettagli della formula che ha portato a questo obiettivo o di come verrà allocato questo investimento, argomento che di per sé darebbe luogo a una lunga riflessione, è innegabile che un aumento di questa portata avrà profonde ripercussioni sui bilanci e sulle politiche pubbliche dei paesi dell'Unione europea. È anche innegabile che l'Europa abbia trascurato per decenni il modo in cui concepisce la propria sicurezza, il che ci porta oggi a un confronto diretto con una proposta che suona, a molti, tanto sorprendente quanto irrealistica. Basti pensare al caso portoghese, che, nel 2024, non è riuscito nemmeno a raggiungere l'obiettivo attuale del 2% del PIL, essendosi fissato all'1,58%.
Per tutte queste ragioni, è essenziale riflettere criticamente sulla direzione intrapresa dagli Stati membri dell'Alleanza, non solo in termini geostrategici, ma soprattutto per quanto riguarda le scelte politiche che daranno forma al nostro futuro collettivo. Queste scelte non vengono prese nel vuoto, ma hanno piuttosto un impatto inesorabile sulla vita delle persone comuni, tra le quali i giovani occupano una posizione particolarmente vulnerabile e, paradossalmente, spesso trascurata. Sono questi giovani che non possono continuare a essere dissuasi.
Dalla crisi finanziaria internazionale alla pandemia, gli ultimi 15 anni hanno avuto un profondo impatto sulla gioventù portoghese, costantemente ostacolata da un contesto strutturalmente sfavorevole al suo sviluppo personale e professionale. Di conseguenza, siamo arrivati al punto in cui un terzo dei giovani portoghesi è già emigrato. D'altro canto, coloro che rimangono nel Paese si trovano incapaci di emanciparsi, schiacciati da problemi di enorme portata, come la crisi immobiliare e un'economia basata sulla cultura del basso salario. Tutto ciò converge in un cocktail esplosivo, che colpisce una generazione sempre più diffidente nei confronti della politica tradizionale e progressivamente tentata da agende anti-sistema e anti-istituzionali e da partiti con pericolose tendenze totalitarie.
In un momento di incertezza sulla crescita economica e con un'alta probabilità che il Portogallo si trovi nuovamente in deficit di bilancio quest'anno, è importante chiedersi: quali saranno le reali conseguenze di questo aumento della spesa per la difesa? Quale sarà il suo costo reale?
Mark Rutte sostiene che i valori europei non valgono nulla se parliamo tutti russo. Tuttavia, mi chiedo: i giovani di oggi pagheranno di nuovo in futuro questo debito accresciuto, creando un ulteriore ostacolo alla loro già difficile emancipazione? Oppure l'aumento delle spese militari avverrà a costo di disinvestire nel nostro modello di sviluppo sociale ed economico, proprio nel momento in cui dovremmo approfondirlo e consolidarlo al massimo?
Per i giovani portoghesi, la posta in gioco è molto più di una semplice percentuale di bilancio; si tratta di discutere prospettive, sogni e speranze. La sicurezza non può essere intesa esclusivamente da una prospettiva militare. Deve sempre assumere una dimensione più ampia, radicata nei nostri valori e nella difesa dei diritti umani, nell'accesso alla salute, all'istruzione, allo sport e alla cultura.
Al prossimo vertice NATO, emerge soprattutto l'urgente necessità di risposte per i giovani e la richiesta di responsabilità intergenerazionale da parte dei decisori politici. I giovani non rifiutano il dibattito sulla difesa. Ciò che rifiutano è l'idea che la sicurezza dell'Europa si costruisca a spese del loro futuro.
observador