Papa Leone XIV benedice il liscio. Note di preghiera con i Santa Balera

Chissà se il Santo Padre conosce la famigerata storia del ‘quarto d’ora Monetti’, l’usanza per cui, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, nelle balere della Riviera si era soliti spegnere le luci per un quarto d’ora, in modo che la gente potesse baciarsi al buio. Prendeva il nome dal suo promotore, noto titolare di locali del Riccionese, e fece insospettire il vescovo dell’epoca, che prese carta e penna e si interessò della faccenda. Ma i tempi cambiano, si sa, e oggi il liscio gode addirittura della benedizione papale.
Giordano Sangiorgi, promoter dei Santa Balera e produttore del brano che ha conquistato Sua Santità Leone XIV, che emozione è stata aprire la lettera proveniente dalla Segreteria di Stato Vaticana?
"Un’emozione impossibile da descrivere a parole. ‘Terra amata, terra mia’ è una canzone ispirata al Padre nostro e al Cantico delle creature; è un messaggio di pace. Dopo il lancio, in occasione di una rassegna a San Petronio, a Bologna, lo scorso maggio, l’abbiamo mandata a Radio Vaticana, che l’ha trasmessa più volte. I consensi sono stati unanimi, ma un riconoscimento da parte del Papa era l’ultima cosa che ci aspettavamo".
Oltre ad aver invocato la protezione di San Pier Giorgio Frassati sull’intera orchestra, il pontefice vi ha incoraggiati a "testimoniare l’amore e la gioia cristiana anche attraverso la musica". Cosa significa per voi?
"Significa proseguire il percorso iniziato dieci anni fa, quando il liscio era dato per morto e si diceva che i giovani non fossero più interessati a questo genere. La comunità giovanile dei Santa Balera è la conferma che questa tradizione musicale custodisce un potenziale immenso, tutto da scoprire".
Cos’è successo, esattamente, dieci anni fa?
"L’allora assessore regionale al Turismo, Andrea Corsini, mi chiamò per organizzare ‘La Notte del liscio’, festival divenuto ormai un appuntamento fisso dell’estate romagnola. Era la prima volta in cui una musica popolare dalle radici antiche dialogava con i suoni della contemporaneità. Poco dopo anche noi, come Mei (Meeting delle etichette indipendenti ndr), ci siamo aperti al mondo del liscio, contribuendo a scardinare quello stigma che ancora aleggiava, tra gli artisti indipendenti, nei confronti della musica folk".
Come siete riusciti a incuriosire i giovani della ‘generazione Zeta’?
"Semplicemente, abbiamo preso tutti gli evergreen del liscio e glieli abbiamo donati, senza temere le contaminazioni. Il futuro è anche la capacità di osare nel presente".
Un esperimento riuscito: lo conferma il boom delle iscrizioni di ragazze e ragazzi alle scuole di ballo liscio, in tutta la Romagna.
"Non solo: secondo una nostra stima, almeno 150 giovani artisti indipendenti del territorio hanno il liscio nel proprio repertorio e numerosi gruppi della scena pop e rock propongono, durante i concerti, una versione di ‘Romagna mia’. Il liscio è di nuovo ‘pop’ ed è un fenomeno di primaria importanza nel panorama musicale italiano: spetta a noi, ora, sfruttare questa opportunità e continuare a valorizzarlo".
In che modo?
"Finora la Regione e le amministrazioni locali – dai comuni di Forlì, Faenza, Gatteo e Rimini ai piccoli borghi dell’entroterra – ci hanno sempre sostenuto con forza e circondato di affetto ed entusiasmo. Ora siamo pronti per il grande salto: i tempi sono maturi per organizzare una ‘Woodstock del liscio’ nella nostra Riviera".
İl Resto Del Carlino



