I cantori popolari delle Marche in un film dei fratelli De Serio

Cosa vuol dire oggi tramandare una tradizione orale fuori dai contesti di omologazione? È quello che si sono chiesti e su cui hanno raccolto testimonianze visuali e sonore in alcune regioni d’Italia tra cui le Marche, i fratelli Gianluca e Massimiliano De Serio (nella foto), registi che alla scorsa Berlinale hanno ricevuto con il film ’Canone Effimero’ una ’Menzione speciale della giuria’ per la sezione Documentary Award. Domenica scorsa sono passati al Biografilm per l’anteprima italiana e si attende l’uscita del documentario in sala.
De Serio, perché il titolo ’Canone effimero’?
"L’idea del titolo, un ossimoro, doveva riassumere le sensazioni ambivalenti che avevamo avuto durante questi incontri: da una parte la sensazione di stare di fronte a un linguaggio con dei suoi codici, a degli insegnamenti e dall’altra c’era la consapevolezza che stavamo esperendo qualcosa di transitorio che era destinato a scomparire. Una tensione forte tra il canone che ha le radici nella musicologia e la caducità della vita, come quelle splendide architetture barocche che si costruivano nelle parate, nelle feste itineranti, per poi distruggerle il giorno dopo".
Nel film raccogliete tre storie di canto marchigiane. Come le avete scelte?
"La prima persona che abbiamo contattato nelle Marche, Matteo Petracci, è uno storico della Resistenza che non conosce la storia di questo campo della musica. Con lui abbiamo sviluppato insieme il nostro prossimo film di finzione, basato sulla storia di un ragazzo somalo che negli anni Quaranta aveva combattuto nella Resistenza di Matelica, San Severino, Treia, nella provincia di Macerata, dopo essere stato portato in Italia negli anni Trenta. A lui abbiamo chiesto informazioni sulle tradizioni orali della zona ed ecco che ci ha raccontato le situazioni che abbiamo poi esplorato".
Tre incontri preziosi.
"È stato grazie a Marco Meo, ma non tanto perché era il depositario più importante di una tradizione, col nonno partigiano e cantore, ma perché era un amico di amici e ci interessava la storia di questo ragazzo che abitava nel centro di Caldarola, paese segnato dal terremoto e che ancora non può vivere nella sua casa perché il centro storico è chiuso da anni. Vive in una situazione di emergenza abitativa dove tutto il suono che contraddistingueva la vita sociale e urbana non c’è più. Marco ci ha parlato di Petriolo dove c’è Domenico, il cantante delle anime purganti, il vero depositario di una tradizione orale che lui stesso negli anni Sessanta e Settanta andava a registrare in giro. Ci ha raccontato la sua storia di novantenne che non canta più, dicendo che spesso va in garage ad ascoltare in macchina i cd con la sua voce: per noi è tornato a cantare. Infine eccoci arrivare alla cantatrice solitaria Maria Teresa Mercuri di Amandola, che da ragazza cantava i canti polifonici a vatoccu (appunto polivocale) con Domenico".
Benedetta Cucci
İl Resto Del Carlino