Camilleri e i suoi luoghi: verso un Parco Letterario
di Domenico Vecchio
Un patto, una firma, una speranza. È stato siglato nei giorni scorsi un importante protocollo d’intesa che mira a istituire il Parco Letterario Andrea Camilleri, progetto ambizioso che intende tutelare e valorizzare i luoghi reali che hanno ispirato l’universo narrativo di Vigàta. Un percorso, per ora solo abbozzato, ma che se ben condotto può diventare motore culturale e turistico di un territorio che ha in sé la potenza narrativa del grande scrittore e il fascino di paesaggi senza tempo.
Porto Empedocle, la sua marina, le strade che portano al mare, le palazzine popolari e la luce che filtra tra le persiane — è qui che è nato e cresciuto Andrea Camilleri. Ed è da qui che si vorrebbe partire per un itinerario che conduca, fisicamente e simbolicamente, lungo i luoghi della memoria e della letteratura. Dalla città natale fino a Punta Piccola, là dove il mare abbraccia la storia: nella villa romana lambita dalle onde, nel silenzio del bianco della Scala dei Turchi, negli scorci che si sono fatti racconto.
A firmare la convenzione il Parco archeologico della Valle dei Templi, il Comune di Porto Empedocle, l’associazione Ri-Connesioni e la società Paesaggio Culturale Italiano. Un’alleanza che, sulla carta, sembra avere tutte le carte in regola per funzionare. Ma sarà sufficiente?
“La collezione dei 33 Parchi Letterari italiani dimostra che si può costruire un turismo culturale diverso, profondo, sostenibile” — ha dichiarato Stanislao de Marsanich, presidente della società Paesaggio Culturale Italiano. E lo ribadisce anche l’assessore regionale Francesco Paolo Scarpinato, parlando di “un segnale forte e concreto di quanto la Sicilia creda nel valore della propria identità letteraria”.
Dichiarazioni importanti, che tuttavia devono ora misurarsi con la realtà: un territorio che spesso si entusiasma per le idee, ma fatica a portarle a compimento. Perché un Parco Letterario non è un cartello all’ingresso del paese, ma un ecosistema vivo, fatto di attività, manutenzione, rete, coinvolgimento della comunità e dei giovani.
Roberto Sciarratta, direttore del Parco archeologico, lo ha ben compreso: “Abbiamo sostenuto da subito il progetto non solo per l’alto valore simbolico legato a Camilleri, ma perché promuove un tratto di costa di grande pregio, con l’obiettivo di restituire centralità culturale a questo pezzo di Sicilia”. E in effetti, se realizzato come si deve, il Parco può diventare un esempio virtuoso di sinergia tra archeologia, letteratura e paesaggio.
Il percorso prevede itinerari accessibili, connessioni tra Porto Empedocle e il mare, la valorizzazione di beni culturali minori e la promozione del “turismo lento”, quello che si muove a piedi, in bici, per tappe, con gli occhi e il cuore aperti.
Ma c’è una domanda che aleggia: la Sicilia saprà cogliere questa occasione? Saprà trattare il nome di Camilleri non solo come brand turistico, ma come eredità culturale da custodire con rispetto?
Nel centenario della nascita del Maestro, si apra un nuovo capitolo — non di retorica, ma di visione e concretezza. Perché se c’è un luogo dove il confine tra finzione e realtà è sempre stato sottile, quel luogo è proprio Vigàta. E Vigàta oggi chiede di tornare a essere camminata, letta, capita.
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