Un rapporto della National Women's Network mette in guardia dai gravi rischi e dalle sfide che devono affrontare le donne impegnate nella difesa dell'ambiente in Colombia.

Un nuovo rapporto della Rete Nazionale delle Donne, con il supporto di UN Women e dell'Ambasciata norvegese, rivela l'entità dei rischi, delle violenze e delle perdite subite dalle donne impegnate nella difesa dell'ambiente ad Antioquia, Cauca e Nariño. Il documento, intitolato "Donne in Resistenza: Sfide per le Donne Difensore dell'Ambiente in Colombia", raccoglie le testimonianze di 84 leader di comunità indigene, afrodiscendenti e contadine e denuncia una realtà critica ma familiare: la difesa della terra è diventata un'impresa estremamente rischiosa nel Paese.
"Se le donne vengono uccise, non c'è nessuno che annaffi le piante", riassume una leader di Nariño citata nello studio. La frase racchiude il senso di vulnerabilità e l'urgenza di protezione provati da queste donne che, provenienti dalle zone rurali, si sono assunte il compito di difendere fiumi, foreste e terreni dall'avanzata delle economie estrattive e dei gruppi armati.

Se le donne vengono uccise, non c'è nessuno che possa annaffiare le piante", afferma il rapporto. Foto: Per gentile concessione
Il rapporto rileva che le donne leader affrontano molteplici forme di violenza – fisica, psicologica, economica, digitale e istituzionale – con una risposta statale limitata. "Le donne impegnate nella difesa dell'ambiente affrontano una crisi strutturale di violenza, rischi e perdite derivanti dalla trasformazione territoriale e dal modello estrattivista imposto alle loro comunità", conclude la ricerca.
I dati dipingono un quadro allarmante: a Bajo Cauca, Antioquia, permane il 92% dei rischi identificati negli anni precedenti, mentre a Nariño e Cauca la percentuale è rispettivamente del 93% e del 92%. In tutti i territori, la probabilità che questi rischi si verifichino è elevata, mentre il tasso di risposta dell'Unità Nazionale di Protezione è considerato basso o medio.
Il contesto nazionale dimostra che questa crisi non è un fenomeno isolato. Secondo il rapporto più recente della ONG britannica Global Witness, nel 2023 la Colombia è stato il Paese con il più alto tasso di mortalità al mondo per gli ambientalisti. Il rapporto ha documentato un totale di 79 omicidi durante quell'anno, il numero più alto registrato dall'organizzazione per un Paese in un singolo periodo.
Seguono molto indietro nella lista il Brasile con 25 morti, l'Honduras con 18, il Messico con 18 e le Filippine con 17. Tra le vittime in Colombia, 31 erano indigene e sei afrodiscendenti, a conferma che queste popolazioni sono le più esposte alla violenza per aver difeso la natura. A livello mondiale, Global Witness ha rilevato che le comunità indigene e afrodiscendenti rappresentano il 49% delle vittime di attacchi, dimostrando che un approccio etnico è essenziale nelle politiche di protezione.
L'organizzazione ha inoltre avvertito che la stragrande maggioranza degli attacchi in Colombia si è verificata nel sud-ovest del paese, dove persiste un conflitto tra i dissidenti delle FARC e altri gruppi armati illegali che mirano al controllo del territorio. La disputa si concentra su attività illecite legate allo sfruttamento della natura: coltivazioni illecite, attività minerarie illegali e espropriazione di terreni per economie estrattive. Questo scenario coincide con i dipartimenti considerati prioritari dallo studio della Rete Nazionale delle Donne, che identifica Cauca e Nariño come epicentri di rischio.

La Colombia è il paese più pericoloso al mondo per la difesa dell'ambiente. Foto: EL TIEMPO
La ricerca sul lavoro delle donne documenta una serie di rischi, dalle minacce, alle molestie e alla stigmatizzazione, fino all'omicidio, al tentato femminicidio, alle sparizioni forzate e allo sfollamento. Nel Cauca, ad esempio, le attiviste hanno denunciato "razzismo e discriminazione da parte delle autorità indigene e dei gruppi armati", il che aggrava la loro vulnerabilità.
Una leader del Bajo Cauca ha raccontato: "Fin da bambina, mi sono interessata alle questioni ambientali. Ce l'ho nel sangue; è come un'eredità ancestrale". Questa identità, tuttavia, diventa un fattore di rischio. Un'altra donna di Nariño ha riferito: "Sono stati osservati gruppi armati deviare i letti dei corsi d'acqua per coltivazioni illecite".
Anche la violenza è normalizzata nelle loro comunità. Secondo lo studio, "la violenza contro le donne impegnate nella difesa dei diritti non è solo fisica, ma anche psicologica, economica e istituzionale. Molti attacchi sono normalizzati, perpetuando un sistema di dominio e controllo".
Il danno non si limita a quello fisico. Il documento avverte che l'impatto emotivo e psicologico è enorme: "L'abbandono della difesa ambientale e territoriale è una delle principali perdite, dovuta a paura, minacce ed esaurimento emotivo".
Le attiviste hanno denunciato insulti, umiliazioni e manipolazioni come parte di un modello di violenza invisibile che mina i loro rapporti familiari e comunitari. "Il cambiamento climatico colpisce soprattutto donne e ragazze, che devono lavorare di più per ottenere risorse", ha spiegato una leader di Cauca.
Il degrado del territorio, dal canto suo, aumenta il carico di lavoro domestico e limita le opportunità economiche. "La perdita di risorse naturali aumenta il carico di lavoro, limita le opportunità economiche e aumenta l'esposizione alla violenza di genere", avverte il rapporto.
Critica dello Stato e richieste internazionali Lo studio sottolinea con enfasi che il quadro istituzionale non riesce ad affrontare la portata del problema. "L'Unità di Protezione Nazionale mostra una probabilità bassa o media di fornire assistenza nella maggior parte dei casi, lasciando le donne impegnate nella difesa dei diritti umani in una situazione di alto rischio", sottolinea il documento.
María Inés Salamanca, vice rappresentante di UN Women in Colombia, ha affermato che "gli attacchi subiti dalle donne impegnate nella difesa dei diritti umani in materia ambientale non sono episodi isolati, ma piuttosto parte di un modello strutturale che collega il controllo territoriale, i conflitti armati, l'espropriazione ambientale e le pratiche patriarcali che cercano di mettere a tacere le loro voci".
Da parte sua, Nils Martin Gunneng, ambasciatore norvegese in Colombia, ha sottolineato: "La violenza contro le donne che difendono i loro territori, le risorse naturali e le comunità deve cessare. Per raggiungere questo obiettivo, è urgente accelerare l'attuazione dell'Accordo di pace del 2016... Dalla Norvegia, continueremo a sostenere il lavoro delle donne impegnate nella difesa dell'ambiente e dei diritti umani, in quanto elemento chiave per una pace consolidata e sostenibile".
Richieste di cambiamento strutturale Il rapporto non si limita a denunciare queste problematiche, ma formula anche delle raccomandazioni. Susana Mejía, coordinatrice della Rete Nazionale delle Donne, ha affermato che "è essenziale garantire alle donne l'accesso alla proprietà terriera. Questo è un passo fondamentale per promuovere la parità di genere e iniziare a riconoscere il loro ruolo di produttrici e custodi della terra".
Tra le proposte figurano il rafforzamento delle strategie di auto-cura e delle reti comunitarie, l'inclusione delle donne nei processi decisionali in materia ambientale, la prevenzione della violenza digitale, la fornitura di un'assistenza sanitaria psicologica ed emotiva completa e la regionalizzazione del Piano d'azione per il genere e il cambiamento climatico.
La ricerca sottolinea che la tutela non può ricadere solo sulle donne: "La salvaguardia dei beni comuni non può ricadere solo sulle donne. È necessario un impegno collettivo in cui tutti gli attori del territorio assumano un ruolo attivo nella difesa e nella sostenibilità ambientale".
Una lotta che non dà tregua Nonostante le minacce, le donne continuano a guidare gli sforzi di riforestazione, il monitoraggio delle comunità e l'educazione ambientale. "Nel 2016 abbiamo lavorato alla riforestazione, ma i gruppi armati l'hanno distrutta", ha dichiarato un'attivista per i diritti delle donne di Cauca.
Il documento conclude che la tutela dell'ambiente in Colombia non è solo una causa ecologica, ma anche sociale, politica e femminista. "Più che un semplice contesto o contenitore, il territorio è considerato una costruzione eco-sociale costante, frutto di diverse trasformazioni socioeconomiche e relazioni di potere asimmetriche", sottolinea il documento.
Giornalista ambientale e sanitario
eltiempo