Il Papa mette in guardia da una disuguaglianza "inaccettabile"

Durante un'udienza per il Giubileo dei governanti, Papa Leone XIV ha invitato i politici di tutto il mondo ad affrontare la sproporzione "inaccettabile" tra ricchi e poveri come servizio alla pace sociale.
Il pontefice ha ricordato ai politici che uno dei loro “doveri” è “promuovere e tutelare, al di là di ogni interesse particolare, il bene della comunità, soprattutto in difesa dei più deboli ed emarginati”.
«Si tratta di lottare per superare l'inaccettabile sproporzione tra la ricchezza nelle mani di pochi e l'inaccettabile povertà. Chi vive in condizioni estreme grida per far sentire la propria voce, ma spesso non trova orecchie disposte ad ascoltarlo», denunciò Leone XIV.
In questo senso, ha sottolineato che questa disuguaglianza genera ingiustizia, che può sfociare nella violenza e “prima o poi nel dramma della guerra”.
“Una buona azione politica, che favorisca un’equa distribuzione delle risorse, può offrire un servizio efficace all’armonia e alla pace, sia a livello sociale che internazionale”, ha raccomandato.
Leone XIV ha ricevuto questo sabato mattina presso il Palazzo Apostolico i politici che in questo fine settimana partecipano al Giubileo dei Governatori e degli Amministratori, nell'ambito di questo Anno Santo.
All'incontro hanno partecipato il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni e deputati, senatori, sindaci, governatori regionali e diplomatici provenienti da 68 Paesi.
Nell’incontro, il Papa ha sottolineato che l’emergere dell’Intelligenza Artificiale (IA) rappresenta “una grande sfida”, notando che “sarà valido per aiutare la società nella misura in cui il suo utilizzo non tocchi l’identità e la dignità” delle persone e le loro libertà fondamentali.
"La vita personale vale molto di più di un algoritmo e le relazioni sociali necessitano di spazi umani molto più ampi degli schermi limitati che qualsiasi macchina senz'anima può creare", ha avvertito.
Infine, il Pontefice agostiniano, evocando Cicerone, raccomandò che, nel legiferare sul bene comune, si facesse riferimento al concetto di legge naturale, «non scritta da mano d’uomo, ma riconosciuta come universalmente valida in tutti i tempi».
«La legge naturale, universalmente valida e al di sopra di altre convinzioni di natura più opinabile, costituisce una bussola con cui dobbiamo orientarci quando legiferiamo e agiamo, in particolare nelle delicate questioni etiche che oggi toccano la sfera dell’intimità personale», ha consigliato.
Leone XIV salutò i regnanti citando come “esempio” Tommaso Moro, giurista e cancelliere di Enrico VIII, decapitato nel 1535 per non aver rispettato la nuova chiesa anglicana.
«Il coraggio con cui non ha esitato a sacrificare la propria vita per non tradire la verità lo rende, per noi, un martire della libertà e del primato della coscienza. Possa il suo esempio essere fonte di ispirazione per ciascuno di voi», ha concluso il pontefice.
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