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Tumore della prostata: raccomandata in UE nuova indicazione per pazienti con malattia metastatica

Tumore della prostata: raccomandata in UE nuova indicazione per pazienti con malattia metastatica

Affrontare una diagnosi di tumore della prostata metastatico ormonosensibile (mHSPC) è un’esperienza che può cambiare radicalmente la vita di un uomo e della sua famiglia. Per questo, ogni passo avanti nella ricerca rappresenta una possibilità concreta in più. Il Comitato per i medicinali per uso umano dell’Agenzia Europea per i Medicinali ha raccomandato darolutamide – un inibitore orale del recettore degli androgeni (ARi) – in combinazione con terapia di deprivazione androgenica (ADT), per l'autorizzazione alla commercializzazione nell’Unione Europa per il trattamento del tumore della prostata metastatico ormonosensibile.

Il 10% dei pazienti diagnosticato in fase metastatica

Il carcinoma della prostata è il secondo tumore più frequente e la quinta causa di morte per cancro tra gli uomini a livello globale. Nel 2022, si stimano 1,5 milioni di nuove diagnosi e circa 397.000 decessi nel mondo. In Europa, nello stesso anno, sono stati registrati circa 474.000 nuovi casi e 115.000 decessi. Entro il 2040, si prevede che le diagnosi raggiungeranno quota 2,9 milioni. All'esordio, la maggior parte dei tumori prostatici è localizzata, quindi potenzialmente curabile con chirurgia o radioterapia. Tuttavia, fino al 10% degli uomini riceve diagnosi direttamente in fase metastatica ormonosensibile. Per questi pazienti, la ADT – associata a chemioterapia o ad ARi – è il trattamento cardine. Nonostante ciò, molti evolvono verso una forma resistente alla castrazione, per cui le opzioni diventano più limitate.

Lo studio Aranote

La raccomandazione dell’Agenzia Europea per i Medicinali arriva alla luce dei dati dello studio registrativo di Fase III Aranote. Questo studio randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, ha coinvolto 669 pazienti con tumore della prostata metastatico ormonosensibile, assegnati a ricevere 600 mg di darolutamide due volte al giorno oppure placebo, entrambi in aggiunta alla ADT. L’endpoint primario era la sopravvivenza libera da progressione radiologica (rPFS), mentre tra gli endpoint secondari figuravano la sopravvivenza globale, la resistenza alla castrazione, la progressione del PSA e la tollerabilità. I dati presentati a Esmo 2024 e pubblicati sul Journal of Clinical Oncology hanno evidenziato una riduzione significativa del rischio di progressione radiologica o di morte del 46% nei pazienti trattati con darolutamide più la terapia di deprivazione androgenica (ADT) rispetto a quelli trattati con placebo più ADT. Efficacia dimostrata anche nei sottogruppi con malattia ad alto volume e basso volume. Il trattamento è risultato ben tollerato, con un’incidenza di eventi avversi – anche gravi – paragonabile al placebo.

I benefici per i pazienti

Attualmente darolutamide è autorizzato in oltre 85 Paesi, sia in combinazione con ADT e docetaxel per il tumore della prostata metastatico ormonosensibile, sia con la sola ADT per il trattamento del carcinoma della prostata resistente alla castrazione non metastatico nei pazienti ad alto rischio di sviluppare metastasi. “Nel 2024, in Italia, sono state stimate circa 40.200 nuove diagnosi di tumore della prostata, il più frequente negli uomini nel nostro Paese”, sottolinea Orazio Caffo, direttore dell’Oncologia all’Ospedale Santa Chiara di Trento. “L’impatto del carcinoma prostatico metastatico sulla quotidianità di chi ne soffre può essere molto rilevante. Lo studio Aranote ha dimostrato che darolutamide, inibitore orale del recettore degli androgeni di nuova generazione, associato alla sola terapia di deprivazione androgenica, riduce significativamente il rischio di progressione radiologica o di morte. Questo trattamento ha evidenziato benefici importanti anche in termini di qualità di vita. Si arricchisce così l’arsenale terapeutico dei clinici, rendendo possibile un approccio ancora più personalizzato per contrastare una forma particolarmente insidiosa di carcinoma prostatico”.

Darolutamide: caratteristiche e prospettive future

Darolutamide è un inibitore orale del recettore degli androgeni con una struttura chimica unica, che si lega al recettore degli androgeni con alta affinità e ne blocca la funzione, inibendo così la crescita tumorale. Studi preclinici e dati di neuroimaging suggeriscono una bassa penetrazione nella barriera ematoencefalica, il che può contribuire a un buon profilo di tollerabilità. La decisione finale della Commissione Europea sull’autorizzazione alla commercializzazione è attesa nei prossimi mesi. Intanto, la Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha già approvato darolutamide, a giugno 2025, in combinazione con ADT – con o senza chemioterapia – come primo inibitore del recettore degli androgeni approvato negli USA per il trattamento del mHSPC.

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