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MOMENTUM 13 combina arte, suoni e ambiente

MOMENTUM 13 combina arte, suoni  e ambiente

La biennale MOMENTUM ha inaugurato la sua 13ª edizione il 14 giugno a Moss, un’ora a sud sul fiordo che la congiunge alla capitale norvegese. La kermesse vede per la prima volta alla guida della Galleri F15, organizzatrice e luogo principale dell’evento, la direttrice Lise Pennington. Dopo l’ultima edizione guidata da un collettivo di artisti, si torna ad un approccio più classico sotto la responsabilità di Morten Sondergaard, curatore e professore danese specializzato nel rapporto fra suono ed arte, i media prevalenti dell’esibizione «Between/Worlds: Resonant Ecologies» che vede coinvolti 39 artisti, prevalentemente nordici ma con presenze internazionali. Per quattro mesi fino al 12 ottobre, quindi per tutto il periodo estivo, visitatori internazionali e locali potranno fare liberamente esperienza delle opere, di cui quasi la metà installate nel panorama naturale nelle vicinanze della galleria.

Ingresso della Biennale

La biennale nordica si avvale di importanti risorse pubbliche e private, con una particolare enfasi sui temi del sociale e le forme di arte meno sviluppate sul mercato (performance, video, suono,..). Il curatore danese di questa edizione propone di ascoltare ed interiorizzare le problematiche del rapporto fra uomo e natura, superando quello che lui definisce il ‘deficit di ascolto’ che ci caratterizza oggi. Il punto di partenza è nella cittadina post-industriale di Moss, e porta alla foresta e alla natura della Galleri F15 nella zona agricola di Visby. L’obiettivo è di accrescere la ‘consapevolezza ecologica’ degli spettatori tramite le opere d’arte e il suono. La biennale è un’occasione importante per commissionare opere ad artisti emergenti e l’ambito della ‘sound art’ è particolarmente difficile e dipendente da commissioni, in un contesto in cui il mercato si spinge al massimo e talora con fatica fino alla video arte.

Louise Mackenzie – Attractor - 2025 - PHOTO Eivind Lauritzen

La sezione di video arte proposta è particolarmente significativa, con una studiata giustapposizione di opere commissionate per la biennale ad artisti emergenti e lavori storici di artisti affermati. Sono tutti lavori in cui l’elemento sonoro prevale sul visuale che lo accompagna. Spicca fra i ‘giovani’ William Kudahl, artista danese 34enne che offre due opere distinte; il poetico video ‘The Wind is Reading’ accompagna il fruscio delle pagine di decine di libri mosse dal vento. Dalla poesia visiva l’artista passa a quella scritta con il libro ‘Reading the wind’ che elenca le centinaia di nomi che il vento assume nelle diverse culture del mondo, ricordandoci la sua importanza per la vita e la dimensione spirituale ad esso associata. Ancora fra gli artisti emergenti, Melia Roger, artista francese non ancora trentenne, una delle più giovani artiste della biennale, studia tramite piccoli microfoni tattili i suoni della natura: ‘Intimacy of lichens / Intimacy of stones’ è una installazione di due video del 2021 che chiariscono visivamente il processo di interazione con la natura, tesa a sviluppare la coscienza della vitalità delle piante, alla base del sistema ecologico.

William Kudahl. The Wind is Reading. Installazione video

Tutta la biennale è un inno alla natura e un richiamo alla necessità di equilibrio e rispetto nell’interazione umana con essa. Anche le opere non commissionate di due artisti affermati ci parlano di questa interazione: Christian Boltanski con ‘Misterios’ del 2017, video trittico girato in Patagonia della durata di 12 ore (edizione di 3) in cui tre camere fisse distinte registrano rispettivamente il suono del vento generato da appositi strumenti, le onde della riva oceanica e lo scheletro di una balena che biancheggia immobile su essa. Carsten Nicolai, sessantenne berlinese rappresentato da Pace, è presente con ‘Future past perfect pt. 04 (stratus)’ del 2013, opera che registra immagini e suoni delle nuvole ad alta quota. Fra i grandi nomi proposti anche un video ormai trentenne del 70enne Christian Marclay, uno dei ‘padri’ della fusione fra arte e suono, omaggiato con la presenza di ‘Telephones’ del 1995 (in edizione di 250), ricavato da immagini di film a tema. Pur essendo più tradizionale e vicina alle arti visive, la presenza di video complementa le installazioni site-specific che si sviluppano nel parco della Gallerie F15, la foresta e i campi arati che degradano verso la baia: un secolo fa era uno dei posti preferiti da Munch ed è presente in diverse sue opere.

Arendse Krabbe – We are all fish - 2025 - PHOTO Eivind Lauritzen

Christian Boltanski. Misterios, 2017- PHOTO Eivind Lauritzen

Appena giunti alla Biennale non si può non fare i conti con l’installazione che occupa un grande prato del 45enne danese Christian Skjodt Hasselstrom. Si incontrano, infatti, ad interavalli regolari, come in una scacchiera, 120 semisfere metalliche da cui proviene un gracchiare casuale, in realtà manifestazione dei raggi cosmici e particelle (muoni e bosoni) che colpiscono una speciale membrana interna alla sfera, studiata con l’università danese per ottenere quindi un detettore di esse, rendendo manifesta la loro presenza. Lo spettatore è invitato, quindi, a prender coscienza dell’invisibile cosmico con cui interagiamo in ogni momento. L’esperienza ed interazione con il nascosto è un tema ricorrente: Kalle Aldis Laar, artista lettone/estone di 70 anni, ripropone un’opera che a partire dalla Biennale di Venezia del 2007 in cui di presentata ha coinvolto oltre 50mila visitatori: ‘Calling the Glacier’ permette di mettersi in comunicazione telefonica con i ghiacciai morenti delle Alpi, ascoltandone il suono inquietante grazie ai microfoni gestiti dagli scienziati che sempre più necessitano del supporto popolare per contrastare questi fenomeni. È Difficile rimanere indifferenti dopo questa esperienza sonora.

ilsole24ore

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