A bordo dell'A310 Zero G, esperienze che sfidano la gravità
Ore nove. Il portellone dell'A310 Zero G si chiude sulla pista dell'aeroporto di Bordeaux-Mérignac, sotto un sole estivo come quello che vediamo sempre più spesso in ottobre. Vestiti con tute blu navy, i circa quaranta ricercatori prendono posto nella parte posteriore dell'aereo, dove rimangono sei file di sedili. Il resto della fusoliera, i due terzi anteriori dell'aereo, è un'area bianca e imbottita, senza finestrini. Undici esperimenti selezionati per questa 69a campagna di volo parabolico organizzata dal Centro Nazionale Francese per gli Studi Spaziali (CNES) sono installati lì, in attesa del decollo.
Dopo alcuni minuti di volo, ognuno si reca nella "propria" area di prova per accendere i computer e calibrare le apparecchiature. La prima parabola si verifica dopo trentaquattro minuti di volo. Diversi messaggi audio informano i passeggeri dell'imminente manovra. I piloti alzano rapidamente l'aereo spingendo la manetta. L'accelerazione inchioda saldamente i corpi al suolo. Questa cosiddetta fase di "ipergravità" impone 1,8 grammi di peso ai passeggeri per alcuni istanti, finché non risuona la parola "iniezione" del pilota.
Il contrasto è quasi immediato: corpi e oggetti iniziano a fluttuare, la gravità terrestre improvvisamente non è più valida. Per qualche istante, la traiettoria a campana dell'aereo ricrea in cabina l'assenza di gravità che regna all'interno della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Dopo una fase di "gravità zero" di venti secondi, i piloti raddrizzano finalmente il velivolo. I corpi tornano a terra, il tempo per una seconda fase di ipergravità. L'aereo si stabilizza per qualche minuto, prima della parabola successiva.
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Le Monde