“Il cielo è immenso”, di Feurat Alani: ritorno in Iraq

Recensione Taymour tenta di rompere il silenzio che circonda la morte di Adel, un giovane pilota iracheno scomparso durante una missione nel 1974. Chiaro e profondo, il secondo romanzo di Feurat Alani si legge come un thriller ★★★☆☆
Feurat Alani. PHILIPPE MATSAS / JC LATTÈS
Taymour aveva 10 anni quando il fantasma di Adel entrò nella sua vita. Sotto forma di una foto. Un giovane pilota iracheno posa nella sua impeccabile uniforme. Tuttavia, sua madre si rifiuta di parlare di questo fratello, morto in missione nel 1974 tra Baghdad e Krasnodar. Trent'anni dopo, il narratore decide di rompere il silenzio che circondava lo zio. L'inaspettata scoperta di un programma televisivo russo, "Zhdi Menya" ("Aspettami", l'equivalente del francese "Lost in Sight"), gli offre l'opportunità. Taymour mette le mani sulla corrispondenza dell'uomo scomparso e inizia una lunga indagine. Custode del passato, sua nonna Bibi lo aiuta nelle sue indagini. La versione ufficiale cede presto il passo a una realtà più oscura, la storia di un uomo intrappolato, intrappolato in una spirale. "Il cielo è immenso", scriveva Adel, "troppo vasto. Mi perderò?"
Al termine di questo affascinante viaggio a ritroso nel tempo, nell'era travagliata del partito Baath di Saddam Hussein e dell'URSS, l'autore si chiede se valga la pena di scoprire una verità. Perché la sua rivelazione potrebbe essere appesantita da un nuovo fardello. Eppure, questa luce emergente apre orizzonti insospettati. Chiari e...

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