Il forte impatto degli adulti assorbiti dal cellulare su bambini e giovani

Hanno appena finito di cenare, sono sedute sul divano e la figlia preadolescente sta dicendo alla madre di aver ricevuto un messaggio offensivo su Instagram. Forse è una cosa sciocca, ma l'ha fatta sentire male... Tuttavia, la madre è assorta nel suo telefono, rispondendo ai messaggi WhatsApp che non è riuscita a leggere durante il giorno. La ragazza tace, prende il suo smartphone e inizia a guardare TikTok... Questa immagine vi suona familiare?
Le molestie online, o cyberbullismo, sono una realtà preoccupante che colpisce, in misura maggiore o minore, un minorenne su tre in Spagna. A livello mondiale, secondo l'OCSE, il 23% degli studenti delle scuole superiori dichiara di subire molestie online più volte al mese. Data l'importanza dell'ambiente familiare nell'affrontare o prevenire questo fenomeno, la ricerca ha indagato il ruolo della supervisione familiare e dell'uso del cellulare da parte di adulti responsabili nell'insorgenza di questi comportamenti.
Il parental phubbing è un fenomeno recente che consiste nell'essere distratti da un cellulare e non prestare attenzione a un figlio durante un'interazione. Il termine, usato colloquialmente in inglese, deriva dalla combinazione delle parole snub (ignorare) e phone (telefono); pertanto, in spagnolo, alcuni lo hanno tradotto come "ningufoneo" (ignorare).
Questa analisi si è concentrata sull'esplorazione di come questa mancanza di attenzione possa essere correlata allo sviluppo di comportamenti a rischio nei bambini e negli adolescenti. Abbiamo anche valutato se vi fossero differenze basate sul genere o sull'età. Per rispondere a queste domande, tra le altre, è stato condotto uno studio di indagine in Aragona (Spagna) su 1.554 studenti delle scuole primarie e secondarie di età compresa tra 10 e 18 anni.
È stato dimostrato che la supervisione genitoriale sull'uso di Internet e sulle comunicazioni sui social media da parte dei figli costituisce un fattore protettivo contro il rischio di diventare aggressori o vittime di cyberbullismo . È stato inoltre confermato che quando i genitori tendono a concentrarsi sui cellulari mentre condividono il tempo con i figli, questi ultimi hanno maggiori probabilità di assumere il ruolo di aggressori o vittime nelle loro interazioni online.
Uno su quattro degli studenti intervistati ha dichiarato di essere stato ignorato dal padre o dalla madre mentre guardava il cellulare: il 23 percento delle ragazze e il 25 percento dei ragazzi hanno dichiarato di essere stati presi in giro dalla madre, mentre il 28,1 percento delle ragazze e il 28,9 percento dei ragazzi dal padre.
Analizzando i risultati per genere, scopriamo che il phubbing ha maggiori conseguenze tra gli uomini, che hanno maggiori probabilità di essere aggressori, mentre la supervisione dei genitori è più efficace nel prevenire la violenza informatica tra le donne. Per quanto riguarda l'età, la supervisione dei genitori diminuisce significativamente tra gli adolescenti dai 15 anni in su. Tuttavia, il suo effetto positivo a questa età è simile a quello di altre fasce d'età, quindi mantenere la supervisione sarebbe l'ideale.
D'altro canto, sebbene il phubbing genitoriale abbia effetti negativi su tutte le fasce d'età, è particolarmente preoccupante tra i bambini tra i 10 e i 12 anni, quando rischiano di diventare cyberbulli.
Supervisionare, non proibire Questi risultati suggeriscono che la supervisione familiare dell'uso dei social media e di Internet da parte degli adolescenti li aiuta a navigare nel mondo virtuale in modo sano e sicuro.
Non si tratta quindi di vietare l'uso dei dispositivi mobili, che i minori potrebbero considerare una violazione della propria indipendenza, ma piuttosto di una supervisione consapevole e costruttiva del loro utilizzo per prevenire comportamenti a rischio, come il cyberbullismo. Questa attività va protratta nel tempo, visto l'effetto positivo che ha anche sulla fascia d'età più avanzata.
Tuttavia, l'educazione digitale offerta dalle famiglie non è l'unico elemento necessario per raggiungere un sano sviluppo personale. Il modo in cui i genitori utilizzano i dispositivi elettronici può rappresentare un modello negativo per bambini e adolescenti. E il fatto che i bambini possano percepire di essere ignorati quando i loro familiari usano i loro cellulari può ulteriormente promuovere "comportamenti di esclusione", che interferiscono con le relazioni tra genitori e figli e possono portare a comportamenti online rischiosi come il cyberbullismo.
La prevenzione deve quindi includere la sensibilizzazione delle famiglie sulle strategie genitoriali positive, che comprendano la supervisione e il buon esempio.
L'uso responsabile dei social media e di internet implica l'insegnamento ai bambini dell'importanza del rispetto su internet, noto come "netiquette" (acronimo di "net" ed "etiquette", che si riferisce a standard di condotta socialmente accettabili). Le regole della netiquette includono, tra le altre, il rispetto della privacy altrui (non condividere immagini o informazioni su altri senza permesso), l'interazione rispettosa con gli altri, la verifica costante delle fonti e l'aiuto in caso di molestie. In breve, comportarsi verso gli altri online come vorremmo essere comportati verso noi.
Ma, oltre alla netiquette, insegnare un uso responsabile significa anche che tutti imparino un nuovo modo di interagire con i cellulari in famiglia. In questo nuovo panorama, in cui dispositivi e social media esercitano un'influenza così forte sulla nostra attenzione, è importante dare priorità alla comunicazione di persona quando si è a casa.
(*) Tatiana Íñiguez Berrozpe, Professoressa Ordinaria di Sociologia, Università di Saragozza; Ana Cebollero Salinas, Professoressa, Facoltà di Scienze della Formazione, Università di Saragozza; Carmen Elboj, Professoressa Ordinaria, Università di Saragozza; Pablo Bautista Alcaine, Professore ad interim, Università di Saragozza. (**) The Conversation è un'organizzazione senza scopo di lucro che si propone di condividere idee e conoscenze accademiche con il pubblico. Questo articolo è riprodotto qui con licenza Creative Commons.
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