La mostra 'Pinacoteca Migrante' in Spagna denuncia l'eurocentrismo dei musei.

Il Ministero della Cultura spagnolo ha inaugurato la Pinacoteca Migrante , una mostra dell'artista ispano-peruviana Sandra Gamarra , che si ispira ai "musei eurocentrici " per invertire la narrazione e concentrarsi su quella dei popoli indigeni e sul loro sfruttamento.

La mostra è un adattamento del progetto di Gamarra per il padiglione spagnolo alla Biennale di Venezia dello scorso anno , in cui critica i musei in quanto istituzione egemonica occidentale.

Attraverso sei sale, Gamarra interviene su dipinti e stampe botaniche del XVIII e XIX secolo per narrare la storia dal punto di vista dei "migranti, umani e non umani: persone, piante e materie prime che spesso erano costrette a fare il viaggio di andata e ritorno".

Con questo progetto, la Biblioteca Nazionale di Spagna diventa un museo , la cui prima sala, intitolata "Terra Vergine", espone dipinti di paesaggi spagnoli e di ex colonie dell'America Latina, delle Filippine e del Nord Africa, legati agli ecocidi attuali.

Segue "Cabinet of Extinction", che collega colonialismo ed estrattivismo , presentando i "tesori" delle spedizioni botaniche europee del XVIII e XIX secolo. "Cabinet of Illustrated Racism" racconta come l'antropologia e la scienza siano state usate come strumenti di discriminazione razziale.

Lo spazio intitolato "Maschere Mestizo" approfondisce le pratiche ritrattistiche coloniali che immortalano norme politiche e sociali. Ogni opera mette in luce i modi in cui le società accettano o emarginano i loro soggetti.

L'ultima sala, "Retablo della Natura Morente", collega la natura morta alla costruzione dell'opulenza e del tesoro . Infine, al centro della mostra, simulando uno spazio all'aperto, si trova il "Giardino Migrante", abitato da copie dipinte di monumenti e rappresentazioni di piante aliene o invasive, accanto a letture decoloniali che accompagnano questi ospiti.

La mostra, che ha avuto un grande impatto alla Biennale di Venezia del 2024 , è stata trasferita alla Biblioteca Nazionale con un adattamento dello spazio, per cui non sono presenti tutte le opere, sebbene ne mantenga tutta l'essenza e il discorso critico.

Gamarrai interviene nel dipinto "Gruppo familiare davanti a un paesaggio" di Franz Hals, che mostra una famiglia olandese in posa con un bambino africano, identificato come un orfano proveniente dal Ghana portato lì come servitore.

Nella versione di Gamarra, il dipinto è intitolato "Ritratto di un bambino e della sua famiglia sullo sfondo", e il volto e la mano del bambino africano sono in evidenza. L'opera è completata da un tessuto tradizionale ghanese.

Ma la visione egemonica occidentale non si limita all'epoca dell'impero e dell'Illuminismo, ma persiste fino a oggi, come denuncia una vetrina con i tradizionali salvadanai con teste di indiani, neri o cinesi con cui Domund raccoglieva fondi "per i cinesi o gli africani negli anni '50 e '60" del secolo scorso , ha sottolineato il curatore della mostra, Agustín Pérez-Rubio.

I salvadanai "sono un modo di gerarchizzare gli esseri umani e le loro comunità, e l'artista li mostra da dietro per non perpetuare gli abusi ", ha spiegato.

La mostra sarà visitabile fino al 14 settembre presso la Biblioteca Nazionale di Madrid.